Sono padre di due bambini in età scolare.
Il più grandicello, per un desiderio di precoce indipendenza, da tempo chiede il permesso di recarsi autonomamente a scuola o agli allenamenti di calcio.
Questa sua richiesta mi ha obbligato ad osservare il mio paese da una prospettiva diversa, la prospettiva di un bambino in bicicletta.
E mi sono spaventato.
Mi sono accorto con sgomento quanto siano poco sicure le nostre strade per un bambino in sella ad una bicicletta.
La nostra cittadina, come tante altre in Italia, non si è sviluppata per essere comodamente vissuta e percorsa ne da pedoni ne tanto meno da ciclisti.
La viabilità è stata sempre e solamente pensata in funzione delle automobili che transitano attraverso i luoghi e non in funzione delle persone che questi luoghi li vivono e li vogliono vivere passeggiando e pedalando.
A Lainate, eccezion fatta per la pista che costeggia l’alzaia del canale Villoresi, esistono pochissimi tratti ciclo-pedonali protetti, e quei pochi in realtà sono brevi spezzoni non connessi tra loro e costruiti senza una qualsiasi pianificazione e visione di insieme.
Eppure a ben guardare gli spazi e le opportunità per progettare percorsi adatti ad una mobilità sostenibile esistono ma è necessaria una concreta volontà politica di supporto che fino ad ora è mancata.
Solo per fare un esempio: perché non approfittare del piano di riqualificazione del centro di Barbaiana per prevedere un tratto di percorso ciclo-pedonale che lungo via san Bernardo costeggi le nuove costruzioni e successivamente si snodi nel controvialetto fino a raggiungere la pista già esistente all’altezza del cimitero.
Da qui mancherebbero poche centinaia di metri per raggiungere il percorso naturalistico del Villoresi che si incunea fino al centro di Lainate.
In pratica raccordando semplicemente gli spezzoni di pista già esistenti si potrebbero congiungere il centro della frazione con quello del comune.
Un conto però è sognare soluzioni per il futuro e un conto è guardare al presente:
allo stato attuale mi sono reso conto che se acconsentissi alla legittima richiesta di mio figlio lo lascerei pedalare su strade troppo insicure, quindi ancora per un bel pezzo non riceverà l’autorizzazione a scorazzare da solo per le trafficate vie del paese.
Il più grandicello, per un desiderio di precoce indipendenza, da tempo chiede il permesso di recarsi autonomamente a scuola o agli allenamenti di calcio.
Questa sua richiesta mi ha obbligato ad osservare il mio paese da una prospettiva diversa, la prospettiva di un bambino in bicicletta.
E mi sono spaventato.
Mi sono accorto con sgomento quanto siano poco sicure le nostre strade per un bambino in sella ad una bicicletta.
La nostra cittadina, come tante altre in Italia, non si è sviluppata per essere comodamente vissuta e percorsa ne da pedoni ne tanto meno da ciclisti.
La viabilità è stata sempre e solamente pensata in funzione delle automobili che transitano attraverso i luoghi e non in funzione delle persone che questi luoghi li vivono e li vogliono vivere passeggiando e pedalando.
A Lainate, eccezion fatta per la pista che costeggia l’alzaia del canale Villoresi, esistono pochissimi tratti ciclo-pedonali protetti, e quei pochi in realtà sono brevi spezzoni non connessi tra loro e costruiti senza una qualsiasi pianificazione e visione di insieme.
Eppure a ben guardare gli spazi e le opportunità per progettare percorsi adatti ad una mobilità sostenibile esistono ma è necessaria una concreta volontà politica di supporto che fino ad ora è mancata.
Solo per fare un esempio: perché non approfittare del piano di riqualificazione del centro di Barbaiana per prevedere un tratto di percorso ciclo-pedonale che lungo via san Bernardo costeggi le nuove costruzioni e successivamente si snodi nel controvialetto fino a raggiungere la pista già esistente all’altezza del cimitero.
Da qui mancherebbero poche centinaia di metri per raggiungere il percorso naturalistico del Villoresi che si incunea fino al centro di Lainate.
In pratica raccordando semplicemente gli spezzoni di pista già esistenti si potrebbero congiungere il centro della frazione con quello del comune.
Un conto però è sognare soluzioni per il futuro e un conto è guardare al presente:
allo stato attuale mi sono reso conto che se acconsentissi alla legittima richiesta di mio figlio lo lascerei pedalare su strade troppo insicure, quindi ancora per un bel pezzo non riceverà l’autorizzazione a scorazzare da solo per le trafficate vie del paese.
Non devono essere solo sogni per il futuro, a me pare di vedere i segni di un nuovo interesse nei confronti della mobilità dolce, tante associazioni si muovono in quella direzione.
RispondiEliminaSi può e si deve fare qualcosa per rendere più vivibile le nostre città ad esempio appoggiando e partecipando alle iniziative di ciclobby che ha una sede nella stazione di Rho www.ciclobby.it
Be direi che hai pienamente ragione, anche perchè oggi guardando al nostro territorio ci sono ancora possibilità di miglioramento e di connessione tra le varie aree ciclabili. C'è chi aspetta un uomo illuminato che risolva tutti i problemi, io sono convinto che basterebbe la partecipazione attiva dei cittadini alle decisioni che riguardano il territorio.
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