Territorio a Crescita Zero

piano regolatore a “crescita zero”

Da anni siamo di fronte alla mal controllata urbanizzazione del territorio italiano.
Una urbanizzazione selvaggia che in più parti ha portato al dissesto idrogeologico e allo sperpero del patrimonio paesaggistico, oltre che alla perdita delle identità culturali peculiari dirottate verso l’omologazione e l’appiattimento.
Di fronte alla prospettiva di una irreversibile cementificazione del nostro paese anche a livello locale è arrivato il tempo di porsi alcune semplici domande:
i comuni devono necessariamente vedere aumentare il numero dei propri abitanti e di conseguenza le dimensioni delle aree edificate?
Questa crescita esponenziale è un bene?
E’ plausibile che di fronte ad un aumento demografico da anni quasi inesistente
si continui a occupare nuovo territorio per edificare?
La politica urbanistica attuale pare non accorgersi del fatto che il territorio non è una risorsa inesauribile e utilizza il suolo non cementificato come moneta corrente per i bilanci comunali con un’ottica miope che guarda soltanto al presente senza pensare al futuro; il tutto a danno dell’ambiente e del territorio.
Ci troviamo di fronte a una svendita e a un consumo di suolo che spesso diventa spreco considerando l’esistenza di numerose aree industriali dismesse, edifici ex rurali diroccati, immobili sfitti che potrebbero essere riqualificati.
Come si può interrompere il circolo vizioso che costringe le amministrazioni locali a svendere fette inedificate del proprio territorio per destinarle a nuove costruzioni e poi a spendere i soldi procurati dagli oneri di urbanizzazione per garantire servizi alla nuova popolazione?
Esistono strategie che possano interrompere questo meccanismo di occupazione cementizia del territorio e che favoriscano la tutela di quella misera fetta di natura che è stata risparmiata?
Servirebbe una politica urbanistica indirizzata al risparmio del suolo, al riuso delle aree dimesse e alla ristrutturazione energetica del patrimonio edilizio esistente.
L’esperienza del comune di Cassinetta di Lugagnano con il suo piano regolatore a crescita zero va in questa direzione, come vanno in questa direzione molte altre iniziative a carattere locale tra le quali la campagna “Metti un freno al cemento, costruisci natura” lanciata da Legambiente Lombardia.
Punto cardine della campagna sono le “Norme per il contenimento del consumo di suolo e la disciplina della compensazione ecologica preventiva”, una proposta di legge regionale di iniziativa popolare per la quale legambiente si sta impegnando a raccogliere almeno 10.000 firme.

Per maggiori ragguagli sull’argomento :
http://www.legambiente.org/
http://www.stopalconsumoditerritorio.it/

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Dalle belle parole ai fatti concreti passando dagli esempi virtuosi

“La politica non dovrebbe limitarsi a gestire solo il qui e ora, dovrebbe possedere una prospettiva più ampia, aperta alle possibilità e alle conseguenze del domani.
Non dovrebbe accontentarsi di volare rasoterra ma dovrebbe avere il coraggio di volare alto, di aprirsi a orizzonti più vasti, immaginare e realizzare un’urbanistica nuova.
La politica non può limitarsi a compire azioni che si adeguano alle circostanze esistenti ma deve porre le condizioni per permettere che ciò che attualmente è impossibile diventi possibile domani”.
Sono belle parole queste pronunciate da una persona illuminata, ma anche le belle parole pronunciate da persone illuminate servono a poco se non si traducono in atti concreti.



L’amministrazione di Cassinetta ha fatto delle scelte che producono atti concreti, atti che guardano alla sostenibilità del nostro futuro.
Cassinetta di Lugagnano è attraversata dal Naviglio Grande, noi dal canale Villoresi.
Loro stanno in provincia di Milano, noi pure.
Insomma qualche similitudine tra Cassinetta e Lainate esiste, perché allora non seguirne l'esempio virtuoso?
E’ vero, le amministrazioni locali devono risolvere il difficile compito di fare quadrare i bilanci, ma svendere oggi il territorio per fare cassa potrà anche essere un modo per mettere una toppa al presente ma a lungo andare rischia di provocare strappi insanabili per il domani.

Le conseguenze delle scelte e delle azioni di oggi le sconteremo domani: corriamo il rischio che il nostro territorio venga rovinato in modo irrimediabile.
E’ necessario interrogarsi per quanto ancora vogliamo, ma soprattutto possiamo continuare a consumare, a deturpare, a sperperare quello che è il nostro bene pubblico più prezioso: il territorio.
Le nuove costruzioni si sta mangiando le poche fette di natura che ci sono rimaste, inoltre ci attende l’allargamento dell’autostrada, il conseguente riposizionamento del casello, la realizzazione di nuove strade di servizio al previsto megacentro commerciale nell’area ex alfa. Tutto questo come se non bastasse il cemento e l’asfalto già presente, come se non bastasse l’inquinamento da record della nostra zona.
La strada maestra della cementificazione è piastrellata di buone intenzioni, la si percorre ripetendo che porta lavoro, sviluppo, nuovi abitanti, ma sarà del tutto vero?
E poi cosa vuol dire sviluppo? Vuol dire espandere l’abitato fino a farlo confondere con quello dei comuni limitrofi? Vuol dire aumentare la popolazione e di conseguenza spendere i soldi derivanti dagli oneri di urbanizzazione per fornire nuovi servizi ai nuovi cittadini.
E poi esiste una realtà che fatichiamo a comprendere e che vorremmo qualcuno ci spiegasse : come è possibile che a fronte di un aumento esponenziale delle nuove costruzioni (tra l’altro edificate generalmente su terreni vergini sebbene esistono numerosi vani sfitti e aree abbandonate da riedificare) non c’è il corrispettivo aumento della popolazione?
In pratica sono proprio necessarie tutte queste nuove costruzioni?

Altri investimenti, altre tattiche, altri progetti che abbandonano la strada della cementificazione incontrollata richiederebbero una fantasia, una programmazione e un coraggio che rischiano di venire tacciati di irrealismo e utopismo, ma da parte di amministrazione illuminata sarebbero scelte di consapevolezza, scelte di chi è disposto a rinunciare a introiti immediati e speculativi in cambio del miglioramento della qualità della vita nostra e delle generazioni future; scelte coraggiose e controcorrente che inciderebbero profondamente sul nostro presente e sul nostro futuro.

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Territorio a crescita zero: la differenza tra annullare e rinviare

Nel maggio scorso in piena campagna elettorale la lista “Unione Democratica” aveva programmato un incontro titolato “Come strutturare un piano di governo del territorio a Crescita Zero”.
L'incontro aveva come relatore principaleDomenico Finiguerra, il sindaco di Cassinetta di Lugagnano, conosciuto come il realizzatore delPrg a crescita zero.
Il Finiguerra sta attuando nel proprio comune un modello di gestione del territorio in controtendenza ai canoni attuali: con l'appoggio dei cittadini che lo hanno votato ha deciso che la sua cittadina seguirà una “crescita zero”: nessuna espansione edilizia su aree attualmente inedificate ma esclusivamente recupero delle strutture esistenti o delle aree degradate. Questo nell'ottica della tutela e della salvaguardia delle aree verdi e agricole superstiti.
Sfortunatamente l’incontro era stato cancellato per motivi non comunicati.
Noi consideriamo profondamente valido, coraggioso e innovativo il progetto di un piano di governo del territorio a Crescita Zero, per questo motivo abbiamo intenzione di tornare sull'argomento.
Ci chiediamo perché mai una cittadina dovrebbe continuare ad espandersi fino a confondersi con quelle adiacenti e a creare un unico indistinguibile agglomerato urbano?
Ci chiediamo perchè mai una amministrazione lungimirante non debba pensare a porre un freno alla crescita esponenziale di nuovi fabbricati che irrimediabilmente vanno a saccheggiare il già risicato territorio a “natura” che ci rimane, una crescita esponenziale che, a ben guardare, ha poco senso considerato la scarso incremento demografico italiano
Per preparare questo post siamo quindi andati a cercare nel blog dell'unione democratici l'articolo riguardante l'incontro ma non ne abbiamo più trovato traccia.
Abbiamo però trovato un articolo che rispondeva a chi, con tutta probabilità, aveva ironizzato sull'annullamento dell'incontro.
Lato positivo dei blog è che, a meno di cancellazioni tattiche, le parole scritte rimangono a disposizione di chi li vuole leggere. Riportiamo un ampio stralcio di quell'articolo:
“....Anzitutto mi preme puntualizzare che Rinviare non è sinonimo di Annullare, viceversa lo è di rimandare, differire, rimettere ad altro tempo, procrastinare, prorogare … ma non siamo qui per parlare di sinonimi e contrari.
Le ragioni di un rinvio sono spesso indipendenti dalla volontà dell’organizzatore, vedasi, ad esempio, l’impossibilità da parte del relatore di garantire la propria disponibilità per una certa data; inoltre possono essere motivi ulteriori di rinvio la concomitanza di altri eventi che non avrebbero garantito un adeguato risalto all’incontro.
Riassumendo quanto sopra potremmo dire che applicando un regola di base della comunicazione laddove venissero meno, per le cause più disparate, le condizioni perché un evento abbia luogo … allora l’evento viene RINVIATO!
Gli accordi con il Sig. Finiguerra fanno parte di una serie di contatti assolutamente interpersonali dei quali non dobbiamo render conto a nessuno, tanto meno a Lei! ....“
Interrompiamo in questo punto l'articolo perché successivamente prende derive polemiche tipiche da campagna elettorale che ora come ora hanno fatto il loro tempo.
Oggi quindi ci chiediamo se questo incontro si potrà riorganizzare; sempre ammesso che queste iniziative siano previste soltanto durante la campagna elettorale e quindi il rinvio, la procrastinazione, la proroga vedrà il proprio epilogo solamente tra cinque anni?
Ci chiediamo inoltre se la strada della non dissipazione del territorio inedificato sia un esempio che questa amministrazione comunale vuole prendere in considerazione, anche solo come indirizzo parziale.
La nostra speranza è che il motivo del rinvio/annullamento dell'incontro con il Finiguerra, probabilmente legato a mille altri leciti motivi, non sia invece e malauguratamente legato al fatto che le idee destabilizzanti di cui il Finiguerra è portatore non sono in linea con gli obbiettivi politici della macchina comunale di cui la lista “Unione Democratici” fa parte.