Questi sono stati gli argomenti dibattuti durante un confronto pubblico tra genitori, insegnanti e dirigenti scolastici degli Istituti Lainatesi svoltosi Venerdì 16 aprile presso la Scuola Primaria di via Cairoli.
Si è partiti dall'analisi del questionario proposto ai genitori dal “Coordinamento genitori democratici Lainate”.
Il questionario poneva quesiti relativi alla conoscenza della didattica, dell'organizzazione e del clima scolastico, del futuro della scuola pubblica e delle informazioni scuola\famiglia.
Dall’analisi delle risposte è emerso un buon indice di soddisfazione riguardo la didattica, un forte consenso all’introduzione del voto di condotta e all'organizzazione del tempo pieno.
Si evince altresì, considerando l’astensione nelle risposte relative all'organizzazione scolastica, che le famiglie non sono ben informate, pare manchi una percezione chiara e definita dell'attuale assetto scolastico seguito alla recente riforma.
A seguito dell’analisi del questionario ha preso la parola la dottoressa Breviglieri, dirigente dell'Istituto Comprensivo Lamarmora che, analizzando la situazione finanziaria delle nostre scuole, ha presentato un quadro storico dei fondi entrati in bilancio negli ultimi cinque anni.
Fondi provenienti in buona parte dal Ministero della Pubblica Istruzione, che coprono le spese relative ai materiali, al personale docente e ATA di ruolo, e ai supplenti.
Per la precisione per le nomine annuali i docenti vengono retribuiti dal ministero mentre per le supplenze brevi la scuola anticipa i versamenti degli stipendi e in fase successiva lo Stato rimborsa la scuola.
Ulteriori fondi provengono dal Comune: i cosiddetti fondi per il Diritto allo Studio, erogati per i progetti, per l'acquisto di attrezzature e materiale di consumo.
Infine esistono i contributi volontari dei genitori per provvedere all'acquisto di risme per le fotocopie, scottex, carta igienica, sapone.
La dottoressa ha precisato che lo scorso anno, a seguito della circolare del 14 dicembre 2009, non è stato elargito, da parte dello Stato, il Fondo per il Funzionamento Generale -amministrativo e didattico- che in parte serviva a pagare le supplenze brevi.
Ha successivamente presentato il D.M. 21 – 2007 che in pratica diminuisce “i fondi per pagare le supplenze dei docenti e per il personale Ata” e impone alle scuole di “nominare supplenti solamente per periodi superiori ai cinque giorni di assenza.”
L'intervento successivo del dott. Salvatore Guida psicopedagogista della coop. Stripes di Rho ha posto l'accento su quanto le scarse disponibilità economiche della scuola penalizzino l'andamento di una didattica funzionale.
Il dibattito seguito, incentrato sulla “qualità del tempo scuola e della didattica”, ha fatto emergere il senso di precarietà e di disagio percepito dai docenti e la diffidenza che pare essersi generata nelle famiglie nei confronti della scuola.
Un intervento ha denunciato il forte disagio che si crea quando un'insegnate si ammala e non viene sostituita da un supplente: i bambini, con le loro sedie, sono costretti a migrare in altre aule, creando difficoltà nella conduzione delle normali attività didattiche della classe ospitante e perdendo a loro volta tempo per l'apprendimento.
Tali disagi sono ormai all'ordine del giorno e spesso le famiglie non ne sono a conoscenza.
Un giorno di supplenza nella scuola primaria costa 82,86 euro e nella scuola di secondo grado 89,75, considerando che le assenze per malattie hanno una alta incidenza, i fondi elargiti non sono sufficienti a coprire le necessità.
In queste condizioni la scuola, nel caso di assenza dell’insegnante, si limita ad assicurare agli alunni l’unico diritto che rimane inderogabile, quello all’incolumità fisica, organizzando “la guardia agli alunni, basta che non si facciano male” dirottandoli in altre classi.
La nomina di un supplente al fine di assicurare il diritto allo studio diventa un fatto assolutamente residuale, accade solo in caso di assenze che si protraggono per diversi tempo.
In queste condizioni è necessario che ogni scuola faccia bene i propri conti, sperando nella buona salute degli insegnanti e confidando che in caso di maternità le docenti non usufruiscano di congedi facoltativi, poiché questi ultimi vengono retribuiti in prima battuta dalle scuole.
Se non è più possibile assicurare un servizio paragonabile a quello assicurato finora, non sarebbe più corretto che il decisore politico stabilisca regole più restrittive, ma chiare ed uguali per tutti su tutto il territorio nazionale?
Sicuramente non è corretto che il costo della fruizione di determinati benefici individuali da parte del personale della scuola si scarichi sul diritto allo studio degli alunni o dia luogo a forme di tassazione non trasparente a carico dei genitori.
A noi genitori non resta che creare un sistema informativo che ci coinvolga attraverso i comitati genitori e consigli di istituto, oltre che promuovere confronti periodici costruttivi e propositivi tra famiglie, scuola e amministrazione comunale.
Tutto ciò necessita di una partecipazione attiva di genitori, insegnanti, dirigenti scolastici e amministrazione comunale, ma anche della cittadinanza, perché la scuola è un bene comune e strategico per la crescita e la formazione della futura società civile.