giovedì 22 aprile 2010

La scuola, un bene comune in grossa difficoltà

"La scuola come appare ai genitori di Lainate, Barbaiana, Grancia e Pagliera", "la situazione finanziaria delle nostre scuole", "il tempo scuola e il percorso scolastico".
Questi sono stati gli argomenti dibattuti durante un confronto pubblico tra genitori, insegnanti e dirigenti scolastici degli Istituti Lainatesi svoltosi Venerdì 16 aprile presso la Scuola Primaria di via Cairoli.
Si è partiti dall'analisi del questionario proposto ai genitori dal “Coordinamento genitori democratici Lainate”.
Il questionario poneva quesiti relativi alla conoscenza della didattica, dell'organizzazione e del clima scolastico, del futuro della scuola pubblica e delle informazioni scuola\famiglia.
Dall’analisi delle risposte è emerso un buon indice di soddisfazione riguardo la didattica, un forte consenso all’introduzione del voto di condotta e all'organizzazione del tempo pieno.
Si evince altresì, considerando l’astensione nelle risposte relative all'organizzazione scolastica, che le famiglie non sono ben informate, pare manchi una percezione chiara e definita dell'attuale assetto scolastico seguito alla recente riforma.
A seguito dell’analisi del questionario ha preso la parola la dottoressa Breviglieri, dirigente dell'Istituto Comprensivo Lamarmora che, analizzando la situazione finanziaria delle nostre scuole, ha presentato un quadro storico dei fondi entrati in bilancio negli ultimi cinque anni.
Fondi provenienti in buona parte dal Ministero della Pubblica Istruzione, che coprono le spese relative ai materiali, al personale docente e ATA di ruolo, e ai supplenti.
Per la precisione per le nomine annuali i docenti vengono retribuiti dal ministero mentre per le supplenze brevi la scuola anticipa i versamenti degli stipendi e in fase successiva lo Stato rimborsa la scuola.
Ulteriori fondi provengono dal Comune: i cosiddetti fondi per il Diritto allo Studio, erogati per i progetti, per l'acquisto di attrezzature e materiale di consumo.
Infine esistono i contributi volontari dei genitori per provvedere all'acquisto di risme per le fotocopie, scottex, carta igienica, sapone.
La dottoressa ha precisato che lo scorso anno, a seguito della circolare del 14 dicembre 2009, non è stato elargito, da parte dello Stato, il Fondo per il Funzionamento Generale -amministrativo e didattico- che in parte serviva a pagare le supplenze brevi.
Ha successivamente presentato il D.M. 21 – 2007 che in pratica diminuisce “i fondi per pagare le supplenze dei docenti e per il personale Ata” e impone alle scuole di “nominare supplenti solamente per periodi superiori ai cinque giorni di assenza.”
L'intervento successivo del dott. Salvatore Guida psicopedagogista della coop. Stripes di Rho ha posto l'accento su quanto le scarse disponibilità economiche della scuola penalizzino l'andamento di una didattica funzionale.
Il dibattito seguito, incentrato sulla “qualità del tempo scuola e della didattica”, ha fatto emergere il senso di precarietà e di disagio percepito dai docenti e la diffidenza che pare essersi generata nelle famiglie nei confronti della scuola.
Un intervento ha denunciato il forte disagio che si crea quando un'insegnate si ammala e non viene sostituita da un supplente: i bambini, con le loro sedie, sono costretti a migrare in altre aule, creando difficoltà nella conduzione delle normali attività didattiche della classe ospitante e perdendo a loro volta tempo per l'apprendimento.
Tali disagi sono ormai all'ordine del giorno e spesso le famiglie non ne sono a conoscenza.
Un giorno di supplenza nella scuola primaria costa 82,86 euro e nella scuola di secondo grado 89,75, considerando che le assenze per malattie hanno una alta incidenza, i fondi elargiti non sono sufficienti a coprire le necessità.
In queste condizioni la scuola, nel caso di assenza dell’insegnante, si limita ad assicurare agli alunni l’unico diritto che rimane inderogabile, quello all’incolumità fisica, organizzando “la guardia agli alunni, basta che non si facciano male” dirottandoli in altre classi.
La nomina di un supplente al fine di assicurare il diritto allo studio diventa un fatto assolutamente residuale, accade solo in caso di assenze che si protraggono per diversi tempo.
In queste condizioni è necessario che ogni scuola faccia bene i propri conti, sperando nella buona salute degli insegnanti e confidando che in caso di maternità le docenti non usufruiscano di congedi facoltativi, poiché questi ultimi vengono retribuiti in prima battuta dalle scuole.
Se non è più possibile assicurare un servizio paragonabile a quello assicurato finora, non sarebbe più corretto che il decisore politico stabilisca regole più restrittive, ma chiare ed uguali per tutti su tutto il territorio nazionale?
Sicuramente non è corretto che il costo della fruizione di determinati benefici individuali da parte del personale della scuola si scarichi sul diritto allo studio degli alunni o dia luogo a forme di tassazione non trasparente a carico dei genitori.
A noi genitori non resta che creare un sistema informativo che ci coinvolga attraverso i comitati genitori e consigli di istituto, oltre che promuovere confronti periodici costruttivi e propositivi tra famiglie, scuola e amministrazione comunale.
Tutto ciò necessita di una partecipazione attiva di genitori, insegnanti, dirigenti scolastici e amministrazione comunale, ma anche della cittadinanza, perché la scuola è un bene comune e strategico per la crescita e la formazione della futura società civile.

martedì 13 aprile 2010

La giornata del Verde Pulito nell’area del futuro parco del Lura

In un precedente post avevamo scritto a proposito dell’adesione da parte del comune di Lainate al Parco Locale di interesse Comunale del Lura.
In quella occasione erano state affidate in comodato d’uso gratuito al consorzio Plis Lura aree verdi di proprietà comunale.
Lainate aveva fatto questa scelta, come si legge nel sito del comune, per “consolidare la salvaguardia delle aree inedificate fra Lainate e l’Alfa Romeo. Per connettere le aree regionali protette (come il Parco delle Groane) col sistema del verde urbano. Per valorizzare la presenza del corso d’acqua, ricostruendo, per quanto possibile, il paesaggio delle sue sponde. Per dotarsi di una struttura di gestione del verde territoriale, che non può essere affidato alle normali strutture comunali”.
Parole belle e pienamente condivisibile peccato che fino ad ora non si erano ancora tradotte in azioni concrete.
Oggi, in un periodo in cui il nostro misero patrimonio verde sta subendo duri colpi ed è destinato a subirne ancora (vedi riqualificazione area ex Alfa Romeo e ampliamento autostrada A8) ci fa piacere segnalare che quelle belle parole stanno trovando compimento.
Durante l’ultima riunione della commissione ecologia è stato presentato il progetto del parco Alfa Romeo i cui lavori partiranno a settembre 2010 con una prevista conclusione a dicembre 2011

L'area interessata dal progetto è situata tra l’alzaia sud del canale Villoresi, l’ex area Alfa Romeo e la sponda sinistra del torrente Lura.
I lavori permetteranno di recuperare un’area attualmente abbandonata trasformandola in un’area verde naturalistica e fruibile dalla cittadinanza.
Il progetto prevede la realizzazione di un parco dove l’acqua attinta dal canale Villoresi formerà un laghetto artificiale di circa 5.000 mq con una profondità massima al centro di 2 metri,
Attorno al laghetto che avrà la forma della Rosa Camuna della regione Lombardia , si snoderà un percorso in calcestre con aree di sosta, prati e quinte verdi.
Attualmente l’area interessata è attraversata dal canale secondario Passirana, un derivatore del Villoresi; tale canale verrà mantenuto e costituirà l’asse centrale del laghetto.
Per quanto riguarda la sistemazione del verde si intende migliorare la situazione arborea esistente riducendo la presenza di specie non autoctone o poco pregiate come la Robinia e il Ciliegio Tardivo e impiantando alberi maggiorente pregiati.
I lavori possono partire grazie ad un finanziamento di 400.000 euro erogato dalla Provincia di Milano nell’ambito degli interventi per il potenziamento del sistema regionale delle aree protette
Il progetto e la responsabilità della realizzazione saranno a carico del Consorzio Parco del Lura con la consulenza del consorzio est Ticino Villoresi

Unica pecca è che l’area interessata dalla riqualificazione è periferica e decentrata rispetto all'abitato e tra l'altro difficilmente collegabile al resto del parco del Lura e ai suoi bei percorsi ciclopedonali che partono più a nord, nel territorio di Saronno.
Recuperare questi terreni attualmente abbandonati e renderli fruibili alla cittadinanza è comunque un'azione meritoria, ma per permettere che la gente ne prenda possesso e ne usufruisca pienamente è necessario, oltre che riqualificare l’area, renderla comodamente accessibile, conosciuta e vissuta.

In questa ottica domenica 18 aprile il Consorzio del Parco del Lura organizza, in collaborazione col comune di Lainate, la GIORNATA DEL VERDE PULITO INSIEME PER IL VERDE COMUNE, per conoscere più da vicino il Parco del Lura.
Una mattinata "lavorativa" per pulire una zona dell'area parco e per fare conoscere il progetto.
Ritrovo per la pulizia del territorio: ore 8.30 parcheggio di via Ponte delle Alpi.
Ai partecipanti saranno forniti i materiali necessari per l'attività

venerdì 9 aprile 2010

La dove c'era un percorso verde ora c'è.....

Ora che lungo il sentiero del Lazzaretto gli operai hanno terminato il loro compito e il fragore delle motoseghe è cessato il silenzio è tornato.
Un silenzio irreale.
Gli uccelli tacciono spaesati, hanno perduti i loro riferimenti.
I rami su cui trovavano riparo ora giacciono a terra schiantati.
Centinaia e centinaia di alberi stanno riversi a terra.
Ora che il lavoro è terminato anche noi percorriamo il sentiero in preda a sentimenti confusi.
L'indignazione iniziale, provata di fronte a questo sacrifico, ha lasciato il posto ad una insofferente presa d'atto.
Ora che minore è il rischio di trinciare giudizi istintivi e irrazionali è arrivato il momento giusto per tentare qualche considerazione a sangue freddo.
Ci è stato spiegato che l'area intorno al Lazzaretto è di libero accesso pubblico ma è di proprietà privata.
Ci è stato spiegato che l'abbattimento degli alberi è stato effettuato in osservanza a tutte le regole.
Ci è stato spiegato che la provincia, competente per le aree boschive, ha dato la sua piena autorizzazione.
Ci è stato spiegato che il taglio periodico delle piante fa parte della normale pratica agricola ed è legittima fonte di reddito per i proprietari.
E' difficile assistere all'azzeramento dei pochi polmoni verdi che ci rimangono e sentirsi dire che è tutto legittimo, è difficile ma ne prendiamo atto.


Comprendiamo che l'abbattimento indiscriminato di un intero bosco è una pratica legittima, come legittimo è stato il taglio di decine di altri alberi di fronte all'ingresso posteriore del Parco di villa Litta.
Alberi tagliati legittimamente dagli operai del consorzio Villoresi su autorizzazione comunale per motivi di sicurezza e lasciati rotolare nell'alveo in secca del canale e li bruciati.
Legittimo sarà pure l'abbattimento del vecchio pino che attualmente fa bella mostra di se di fronte all'ex cinema Ariston, il quale verrà legittimamente abbattuto per non intralciare i lavori di ristrutturazione dell'edificio.
Tutto legittimo, tutto nella norma, tutto autorizzato dalle autorità competenti e da fior fiore di esperti agronomi.
Ma se le regole attuali legittimano tali pratiche anche in un territorio quasi interamente urbanizzato come il nostro è forse arrivato il momento di porsi delle domande e soprattutto di cercare le soluzioni.
In un territorio come quello di Lainate, accerchiato da cemento e inquinamento atmosferico, l'esiguo verde rimasto non può, a nostro avviso, essere regolamentato da leggi simili a quelle che regolamentano territori a più ampia destinazione agricola o boschiva.
Il poco verde che ci rimane dovrebbe essere considerato e preservato al pari del più prezioso patrimonio storico o addirittura, a nostro avviso, con maggiore attenzione considerato che stiamo parlando di un bene primario: parliamo di ossigeno, di terra e di vita.
Allora se le regole attuali autorizzano gesti che tengono in scarsa considerazione i nostri bisogni primari forse è arrivato il momento di rivederle queste regole.
E bisogna decidere in fretta prima che non rimanga più nulla da preservare.
E' necessaria una volontà politica forte per attuare scelte che sebbene appaiano in controcorrente vanno però nella direzione del bene comune.
Chiediamo quindi all'amministrazione di fare scelte politiche ben precise per la tutela del nostro esiguo patrimonio naturale
Nelle linee guida per il riavvio della procedura di redazione del PGT, che questa amministrazione ha recentemente adottato, leggiamo che vengono considerati prioritari argomenti come “lo stop al consumo del territorio” e la realizzazione di aree verdi interconnesse.
Ci auguriamo che in quest'ottica l'amministrazione si attivi per vincolare il maggior numero di aree verdi possibili.
Esistono strumenti come i PLIS (parchi locali di interesse sovracomunale) istituiti autonomamente dai comuni interessati e riconosciuti dalla Regione Lombardia.
Non si tratta di zone a protezione integrale, ma di aree che svolgono una funzione di contenimento dell'espansione urbana oltre che di salvaguardia e valorizzazione degli ambienti naturali e di tutela e incentivazione dell'attività agricola.
Perchè non pensare, in accordo con il comune di Nerviano, di istituire un Parco del Villoresi-Lazzaretto? Perché non farne un luogo destinato alla cura e alla conoscenza di quel poco di verde che ci rimane? Un percorso guidato per le scolaresche con tanto di biblioteca degli alberi e percorso naturalistico?


Un altro passo concreto potrebbe essere l'avvio del tanto promesso parco delle frazioni. Da tempo sono stati effettuati la definizione del perimetro e il progetto di massima, salvo poi scoprire che i terreni interessati sono solo per il 40% di proprietà comunali, il rimanente è ancora di proprietà privata.
Per il progetto del parco delle frazioni sono già stati accantonati e sono a disposizione 400.000 euro.
Acquisire le aree mancanti e piantumarle, rendendole partecipate e vissute dai cittadini potrebbe essere il primo passo concreto nella direzione reale della salvaguardia del territorio.
E facciamolo questo passo.

giovedì 1 aprile 2010

Per una cultura della mobilità

Riceviamo questa "cartolina da Lainate" e la rigiriamo alla vostra attenzione:

Il Consiglio Comunale aperto svoltosi lo scorso 25 marzo, dedicato alla presentazione del progetto relativo all'ampliamento dell'autostrada Milano/Laghi, ha visto la partecipazione attiva della cittadinanza, che ha espresso, com'era più che prevedibile, preoccupazione, sgomento, ed indignazione.
Sentimenti che, detto per inciso, mi trovo assolutamente a condividere.
Tuttavia, si possono leggere in tutto questo una serie di contraddizioni che coinvolgono trasversalmente molte forze in gioco, così come le stesse posizioni e rimostranze espresse dai cittadini.
Nessuno degli intervenuti sembra infatti aver minimamente tenuto in considerazione un dato oggettivo derivante da un fenomeno di ben più ampia portata: il potenziamento di questa infrastruttura, apparso praticamente a tutti come abnorme, coatto, cieco, incurante delle gravi problematiche che viene a creare nei confronti del territorio e della vita dei cittadini che lo abitano, è di fatto l'espressione di un intero sistema economico e produttivo, o meglio di un modello economico del quale non solo facciamo tutti parte, ma che addirittura invochiamo e difendiamo a spada tratta qualora qualsivoglia fattore minacci di comprometterne l'equilibrio e la stabilità, sul piano economico così come su quello degli interessi e dei vantaggi - pur presunti che possano poi rivelarsi - personali.
Lo invochiamo nel ribellarci alla chiusura di un importantissimo polo produttivo quale quello dell'AlfaRomeo, non solo sottolineandone le conseguenze in termini occupazionali (e quindi, appunto, economici), ma perfino rivendicando il valore storico e culturale che una realtà produttiva così radicata nel territorio ha significato sotto il profilo dell'identità culturale e sociale dei suoi cittadini.
Più o meno consapevolmente, riaffermiamo poi lo stesso modello attraverso l'uso massiccio che ognuno di noi fa dell'automobile.
Un uso incondizionato, irresponsabile: ciascuna automobile, che inquina, che riscalda il pianeta, che ingombra (anche dal punto di vista estetico/paesaggistico) rispetto ad ogni altra soluzione di mobilità, che diventa rifiuto in gran parte non riciblabile, ciascuna automobile trasporta nella maggior parte dei casi un solo individuo, il conducente.
Un uso non di rado maniacale, feticistico: l'automobile è ancora uno status symbol, la vogliamo bella, grande, potente.
E con l'automobile vogliamo andare dappertutto, la usiamo nei nostri piccoli centri urbani, in ogni via o vicolo, per spostarci di poche centinaia di metri, per raggiungere, partendo da casa nostra, ogni angolo del pianeta.
Ma non solo, esigiamo o almeno sognamo di farlo senza ingorghi di traffico, vogliamo correre, avere le strade libere, sgombre, veloci.

Insomma, vogliamo produrre automobili, per la sicurezza occupazionale rappresentata da questo settore e dall'enorme indotto produttivo che ne deriva.
Poi, indipendentemente dall'utilizzo che ne faremo, vogliamo innanzitutto possedere automobili, due, tre per nucleo familiare.
Infine, pretendiamo di utilizzarle senza alcuna presa di coscienza di quanto la scelta - radicale o anche solo occasionale - di ognuno di noi possa significare nei confronti di un'intera comunità, se non di un intero pianeta.
Automobili sì, allargamenti delle infrastrutture che ne celebrino con deliberata sfrontatezza l'assoluto dominio sulla nostra vita, no.
Una posizione come minimo incoerente, che non sembra curarsi di incentivare istanze, progettualità e ricerca rispetto a come sviluppare sistemi di mobilità alternativa e sostenibile.

Messi a confronto con la maggior parte degli altri paesi europei (ma non solo), non abbiamo nemmeno la speranza di vedere un giorno realizzata una rete ciclabile degna di tale definizione, così come non abbiamo speranza di poter usufruire di un servizio di trasporto pubblico che gratifichi l'utente, invece di mortificarlo attraverso i disagi ed il degrado che caratterizzano mezzi, "stazioni" e fermate.
In particolar modo per quanto riguarda la nostra specifica realtà locale, temo proprio che non abbiamo nemmeno la speranza di veder un giorno realizzato un centro storico pedonale, obiettivo peraltro raggiunto in altri comuni appartenenti alla nostra stessa area territoriale.
Il tutto, evidentemente, rinunciando perfino a pensare di poter perseguire e realizzare ben altro modello di qualità urbana, e con esso tutti gli effetti positivi di carattere sociale e culturale che potrebbero derivarne.
Il progetto della quinta corsia - con il suo esplodere di svincoli, rotatorie, ponti e rampe - rappresenta uno scempio per il nostro territorio e rischierà di compromettere ulteriormente la già precaria qualità della nostra vita?
Niente di più certo.
Pretendere però di impedirne la realizzazione senza voler mettere in discussione non solo un intero sistema di cui tale infrastruttura è parte integrante, ma altrettanto il peso che il comportamento e le scelte di ognuno di noi possono determinare, così come l'espressione civile di cui la nostra comunità potrebbe dimostrarsi capace, evidenzia grosse contraddizioni, non meno "insostenibili" dell'ennesima colata di cemento sulle nostre terre.
Massimo Giuntoli