Ora che lungo il sentiero del Lazzaretto gli operai hanno terminato il loro compito e il fragore delle motoseghe è cessato il silenzio è tornato.
Un silenzio irreale.
Gli uccelli tacciono spaesati, hanno perduti i loro riferimenti.
I rami su cui trovavano riparo ora giacciono a terra schiantati.
Centinaia e centinaia di alberi stanno riversi a terra.
Ora che il lavoro è terminato anche noi percorriamo il sentiero in preda a sentimenti confusi.
L'indignazione iniziale, provata di fronte a questo sacrifico, ha lasciato il posto ad una insofferente presa d'atto.
Ora che minore è il rischio di trinciare giudizi istintivi e irrazionali è arrivato il momento giusto per tentare qualche considerazione a sangue freddo.
Ci è stato spiegato che l'area intorno al Lazzaretto è di libero accesso pubblico ma è di proprietà privata.
Ci è stato spiegato che l'abbattimento degli alberi è stato effettuato in osservanza a tutte le regole.
Ci è stato spiegato che la provincia, competente per le aree boschive, ha dato la sua piena autorizzazione.
Ci è stato spiegato che il taglio periodico delle piante fa parte della normale pratica agricola ed è legittima fonte di reddito per i proprietari.
E' difficile assistere all'azzeramento dei pochi polmoni verdi che ci rimangono e sentirsi dire che è tutto legittimo, è difficile ma ne prendiamo atto.
Comprendiamo che l'abbattimento indiscriminato di un intero bosco è una pratica legittima, come legittimo è stato il taglio di decine di altri alberi di fronte all'ingresso posteriore del Parco di villa Litta.
Alberi tagliati legittimamente dagli operai del consorzio Villoresi su autorizzazione comunale per motivi di sicurezza e lasciati rotolare nell'alveo in secca del canale e li bruciati.
Legittimo sarà pure l'abbattimento del vecchio pino che attualmente fa bella mostra di se di fronte all'ex cinema Ariston, il quale verrà legittimamente abbattuto per non intralciare i lavori di ristrutturazione dell'edificio.
Tutto legittimo, tutto nella norma, tutto autorizzato dalle autorità competenti e da fior fiore di esperti agronomi.
Ma se le regole attuali legittimano tali pratiche anche in un territorio quasi interamente urbanizzato come il nostro è forse arrivato il momento di porsi delle domande e soprattutto di cercare le soluzioni.
In un territorio come quello di Lainate, accerchiato da cemento e inquinamento atmosferico, l'esiguo verde rimasto non può, a nostro avviso, essere regolamentato da leggi simili a quelle che regolamentano territori a più ampia destinazione agricola o boschiva.
Il poco verde che ci rimane dovrebbe essere considerato e preservato al pari del più prezioso patrimonio storico o addirittura, a nostro avviso, con maggiore attenzione considerato che stiamo parlando di un bene primario: parliamo di ossigeno, di terra e di vita.
Allora se le regole attuali autorizzano gesti che tengono in scarsa considerazione i nostri bisogni primari forse è arrivato il momento di rivederle queste regole.
E bisogna decidere in fretta prima che non rimanga più nulla da preservare.
E' necessaria una volontà politica forte per attuare scelte che sebbene appaiano in controcorrente vanno però nella direzione del bene comune.
Chiediamo quindi all'amministrazione di fare scelte politiche ben precise per la tutela del nostro esiguo patrimonio naturale
Nelle linee guida per il riavvio della procedura di redazione del PGT, che questa amministrazione ha recentemente adottato, leggiamo che vengono considerati prioritari argomenti come “lo stop al consumo del territorio” e la realizzazione di aree verdi interconnesse.
Ci auguriamo che in quest'ottica l'amministrazione si attivi per vincolare il maggior numero di aree verdi possibili.
Esistono strumenti come i PLIS (parchi locali di interesse sovracomunale) istituiti autonomamente dai comuni interessati e riconosciuti dalla Regione Lombardia.
Non si tratta di zone a protezione integrale, ma di aree che svolgono una funzione di contenimento dell'espansione urbana oltre che di salvaguardia e valorizzazione degli ambienti naturali e di tutela e incentivazione dell'attività agricola.
Perchè non pensare, in accordo con il comune di Nerviano, di istituire un Parco del Villoresi-Lazzaretto? Perché non farne un luogo destinato alla cura e alla conoscenza di quel poco di verde che ci rimane? Un percorso guidato per le scolaresche con tanto di biblioteca degli alberi e percorso naturalistico?
Un altro passo concreto potrebbe essere l'avvio del tanto promesso parco delle frazioni. Da tempo sono stati effettuati la definizione del perimetro e il progetto di massima, salvo poi scoprire che i terreni interessati sono solo per il 40% di proprietà comunali, il rimanente è ancora di proprietà privata.
Per il progetto del parco delle frazioni sono già stati accantonati e sono a disposizione 400.000 euro.
Acquisire le aree mancanti e piantumarle, rendendole partecipate e vissute dai cittadini potrebbe essere il primo passo concreto nella direzione reale della salvaguardia del territorio.
E facciamolo questo passo.
Non ho dubbi sulle vostre capacità di attenzione, controllo e volontà partecipativa al PGT. Attenzione però, da queste parti il PGT si sta rivelando un valido strumento per la speculazione edilizia. A noi nervianesi, la partecipazione dettata dalla L.R.12 si è rivelata una procedura burocratica che di fatto ci ha lasciato completamente impotenti.
RispondiEliminaInvito i vostri lettori a leggere alcune testimonianze presenti sul nostro blog: http://nerviano.blogspot.com/
Complimenti e.... Buon PGT
Perchè un grande trapianto?
RispondiEliminaPurtroppo, nella realizzazione di nuove opere di viabilità o per esigenze urbanistiche, sempre più spesso le amministrazioni pubbliche, le ditte costruttrici o quant’altro, si trovano nella necessità di distruggere del verde esistente adulto, in molti casi di pregiata essenza. E’ noto che la natura ha i suoi tempi, occorrono quindi decine di anni per ottenere una pianta adulta, quando invece per distruggerla bastano pochi istanti.
Sono convinto che la salvaguardia e il recupero delle essenze vegetali esistenti sia una necessità, un vero e proprio dovere civico e morale nei confronti delle nostre città che quotidianamente perdono un pezzetto di verde per riempirsi di grigio.
Utilizzando speciali macchine realizzate in Germania, è possibile infatti spostare alberi con zolle che partono da 1,2 metri ed arrivano addirittura a 3 metri di diametro. La tecnologia permette lo spostamento di grandi alberi senza particolari tempi di preparazione, in tempi ridottissimi e con risultati di attecchimento assicurati. Così operando è possibile ottenere un duplice scopo: il diradamento e il rimpiazzo.
Per fare un'opera pubblica o una casa bastano pochi mesi, per far crescere una pianta servono gli anni o secoli PENSIAMOCI !!!
Oggi ho fatto un sopralluogo sul percorso del cucù. Hanno completato il lavoro!
RispondiEliminaHanno tagliato oltre 300 alberi,in prevalenza robinie, molte sane, e circa 20 ciliegi selvatici sani.
Per compensare tanta devastazione hanno messo a dimora 11 nuovi alberelli, del genere che nei vivai offrono a prezzi di saldo.
Piero